Il modernismo : Una nuova visione del mondo
"Dichiaro di non avere assolutamente nulla in comune con l'errore dei modernisti, che ritengono che non ci sia nulla di divino nella tradizione sacra" (Giuramento antimodernista di San Pio X).
Per capire come si è giunti all’attuale crisi nella Chiesa, occorre conoscere la storia del modernismo. Con questo termine si definisce un orientamento filosofico-teologico che fu condannato da papa san Pio X.
I fondamenti del modernismo
Il modernismo è una conseguenza delle filosofie del XVIII secolo che non riconoscevano alla ragione umana la capacità di accedere alla verità e, dunque, neppure di poter conoscere Dio. In tal modo, si sottraeva alla religione il suo fondamento razionale. Secondo Kant la religione non è altro che un postulato della ragion pratica; i protestanti Jacobi e Schleiermacher, invece, facevano assurgere il sentimento a strumento di comprensione della realtà religiose. William James, Henri Bergson e altri, infine, ravviseranno la radice della religione piuttosto nella ragion pratica.
A ciò si aggiunse la critica biblica di matrice protestante, che nella Sacra Scrittura non vedeva più la Parola di Dio, ma solo il prodotto di scrittori umani e di diverse scuole di pensiero interne alla Chiesa. Secondo i sostenitori di questo approccio, la Bibbia non è completamente scevra di errori, bensì contiene anche molte leggende, e a non avere carattere storico sarebbero in primo luogo i racconti dei miracoli.
Ciò che il modernismo ha tentato di fare è stato di conciliare la fede cattolica con tali sistemi filosofici e con tali sedicenti conoscenze scientifiche. In realtà, così facendo, ha distrutto la fede, perché l’ha privata dei suoi elementi soprannaturali.
La condanna del modernismo da parte di san Pio X
Papa san Pio X ha delineato i tratti essenziali del modernismo nell’enciclica Pascendi Dominici gregis dell’8 settembre 1907; poi, il 3 luglio seguente, ha condannato 65 errori modernisti nel decreto Lamentabili, definendo il modernismo “la sintesi di tutte le eresie”.
Il modernismo afferma che la fede non poggia su una rivelazione esterna di Dio tramandataci attraverso la Sacra Scrittura e la Tradizione e presentataci dal Magistero ecclesiastico. La fede, secondo i modernisti, sarebbe invece un sentimento che scaturisce dall’interno dell’uomo, un bisogno o un’esperienza di Dio: concezione, questa, che è stata definita “principio dell’immanenza vitale”.
All’origine del cristianesimo ci sarebbe l’esperienza religiosa di Gesù, che per i modernisti, evidentemente, non è il vero Dio, bensì soltanto una grande personalità dotata di uno straordinario carisma, che avrebbe trasmesso la sua esperienza ad altri, i quali la avrebbero poi fatto propria e trasmessa a loro volta. Successivamente avrebbero rielaborato a posteriori tali esperienze con la ragione e così si sarebbero sviluppati i dogmi, i quali pertanto, nella concezione modernista, non sono immutabili, in quanto rappresentano soltanto l’espressione dei sentimenti e delle esperienze degli uomini, che devono essere adattate ai tempi e alle circostanze, se gli uomini vivono altre esperienze o provano nuovi bisogni.
Il bisogno di manifestare esteriormente la fede e di praticarla con atti concreti sarebbe stato l’origine dei sacramenti, i quali dunque non sarebbero altro che un’istituzione umana, con cui gli uomini volevano dare espressione, attraverso riti esteriori, alla loro fede. E poiché – dicono i modernisti – la loro istituzione non si può ricondurre a Cristo se non a grandi linee, anche in questo caso nulla impedisce che vengano cambiati. A tale scopo si appoggiano sul fatto che il cambiamento sarebbe un principio di vita. “In una religione vivente – così san Pio X riassume il principio di fondo del modernismo – tutto deve essere mutevole e mutarsi di fatto”. In tal modo si rinuncia ad ogni verità eterna ed immutabile.
Dal bisogno dei fedeli di radunarsi insieme sarebbe poi nata la Chiesa; e poiché ogni società di questo genere necessita di persone che la guidino, sarebbero sorte le funzioni dei papi, dei vescovi e dei sacerdoti. Ma dal momento che queste funzioni sono sorte dalla coscienza dei fedeli, naturalmente anche coloro che le ricoprono sono subordinati ad essa.
La Sacra Scrittura secondo i modernisti non è ispirata dallo Spirito Santo, bensì è una raccolta di esperienze straordinarie di uomini di fede. Come si può notare, in questo sistema non c’è più nulla di soprannaturale o di istituito da Dio, bensì tutto sorge dai sentimenti, dalle esperienze e dai bisogni degli uomini.
San Pio X, tuttavia, richiamava l’attenzione anche sul fatto che i modernisti non illustrano le loro dottrine in modo chiaro e continuativo, bensì in modo frammentario, per dare l’impressione di essere semplicemente alla ricerca della verità. Papa Sarto, in effetti, è stato il primo a fornire una rappresentazione unitaria del loro pensiero, allo scopo di smascherarli. Per questo motivo il modernista George Tyrell ebbe a scrivere che in realtà san Pio X stesso sarebbe stato “l’inventore del modernismo”. E tuttavia i modernisti non hanno mai affermato che san Pio X abbia dato di loro un’immagine distorta; al contrario, si riconobbero realmente nelle tesi dell’enciclica Pascendi. Tyrell giunse perfino a scrivere che san Pio X, nel condannare il modernismo, non avrebbe fatto altro che coniare un nome per questa scuola di pensiero e far sì che tra i suoi propugnatori si creasse un legame più solido.
San Pio X mette in rilievo anche le apparenti contraddizioni dei modernisti, che un giorno affermano chiaramente la fede cattolica, un altro invece la negano. La radice di questa dicotomia risiede nel fatto che operano una netta separazione tra la fede e il sapere scientifico. Il sapere scientifico, secondo loro, si occupa solo dei fenomeni, nei quali non c’è traccia di Dio; la fede, invece, “vive” nel divino. Perciò è possibile che nello stesso libro in una pagina scrivano cose del tutto conformi alla fede e in quella dopo vere e proprie eresie: “Nei loro libri si incontrano cose che ben direbbe un cattolico; ma, al voltar della pagina, si trovano altre che si stimerebbero dettate da un razionalista”.
Non si potrebbe ravvisare appunto in questo tipo di approccio une possibile spiegazione per certe contraddizioni che si ritrovano anche nel pensiero di molte personalità ecclesiastiche di oggi? Quando parlano della fede, infatti, riconoscono la divinità di Gesù Cristo, la sua presenza nell’Eucaristia, ecc. Quando, però, tentano di approcciarsi in modo scientifico a questa fede, ne forniscono spiegazioni di stampo razionalista (sebbene vada osservato, a questo riguardo, che nell’atteggiamento modernista ci possono essere gradi diversi).
Il rimedio
In conclusione, san Pio X rimprovera ai modernisti – che criticavano la filosofia e la teologia scolastica e lodavano i filosofi moderni – una conoscenza incompleta ed inesatta della Scolastica e raccomanda loro come rimedio appunto lo studio particolareggiato della teologia scolastica. Per impedire un’ulteriore infiltrazione di modernisti nel clero, prescrisse poi nel 1910 che chiunque, prima di ricevere uno degli ordini maggiori, una cattedra di teologia, l’incarico di parroco o qualsiasi alta funzione ecclesiastica, dovesse prestare il “giuramento antimodernista”. Detto giuramento fu in vigore fino al 1967, anno in cui papa Paolo VI lo abolì (quindi tutti i Padri e teologi del Concilio Vaticano II avevano prestato, e più volte, questo giuramento).
San Pio X e suoi successori sono riusciti certamente a frenare il modernismo, ma non ad annientarlo completamente. Infatti con l’elezione, nella figura di Giovanni XXIII, di un papa che riteneva che la Chiesa non dovesse più condannare gli errori – i quali, riteneva, sarebbero scomparsi da sé come una nuvola di fronte al sole – gli si spianò nuovamente la strada.