La propagazione della fede

Benoît XVI à la rencontre interreligieuse d'Assise (2011)

La Fraternità San Pio X, secondo un’espressione di mons. Lefebvre, “è apostolica, perché il Sacrificio della Messa è apostolico”. La Fraternità si sforza di diffondere dovunque può la fede cattolica, poiché Dio vuole che “tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità” (1 Tim 2,4) e “senza la fede è impossibile piacere a Dio” (Ebr 11,6). Per questo Cristo ha dato alla sua Chiesa una missione apostolica: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato” (Mt 28,19-20). Per questo motivo la Fraternità San Pio X ravvisa nell’ecumenismo, quale è praticato un po’ dappertutto a partire dal Concilio, un ostacolo per la salvezza delle anime.

Senza dubbio l’unità dei cristiani è un obiettivo a cui tutti i fedeli dovrebbero tendere. Tale unità, però, non può essere costituita a detrimento né della verità né della carità.

L’ecumenismo è contro la veritàperché, se la Chiesa cattolica è l’unica Chiesa fondata da Gesù Cristo ed ha ricevuto da lui la pienezza della verità – come lo stesso Concilio Vaticano II ha ribadito –, il cammino per il ristabilimento dell’unità dei cristiani può consistere unicamente nel ritorno dei fratelli separati nella Chiesa di Cristo. Così insegnava Pio XI in Mortalium animos: “Non si può altrimenti favorire l’unità dei cristiani che procurando il ritorno dei dissidenti all’unica vera Chiesa di Cristo, dalla quale essi un giorno infelicemente s’allontanarono”.

Questa posizione oggi è denigratoriamente tacciata di “proselitismo”. Perfino il cardinale Gerhard Müller, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede dal 2012 al 2017, si è espresso in questi termini quando era ancora vescovo di Ratisbona: in un encomio rivolto ad un vescovo protestante definì il cosiddetto “proselitismo” – vale a dire esattamente quello che Pio XI considerava l’unica via percorribile – come “fuorviante” 1.

Non mettiamo certo in discussione che le altre confessioni cristiane e perfino le altre religioni contengano alcuni elementi di verità. Èappunto a questi che l’attività missionaria e il dialogo con i membri di altre religioni si può e si deve appoggiare come punto di partenza. Quello che va rigettato, però, è un dialogo che non abbia come scopo quello di condurre alla pienezza della verità della fede cattolica.

Il significato di espressioni come “unità nella diversità riconciliata” – con le quali viene descritto lo scopo dell’ecumenismo – resta ambiguo. Una unità basata soltanto su un bagaglio minimale di convinzioni comuni esclude comunque molte verità e va perciò a detrimento della verità. Del resto, dopo cinquant’anni dal Concilio non si è fatto un solo passo in avanti in questa auspicata unità. Ciò che si è ottenuto è stato, invece, che molti cattolici sono oggi convinti che, in definitiva, tutte le confessioni e le religioni siano uguali.

L’ecumenismo è anche contro la carità, perché la vera carità richiede di augurare e operare il bene per il prossimo. Applicato alla religione, questo significa che si deve condurre il prossimo alla verità e non lasciarlo in balìa di errori che comportano il rischio della dannazione eterna.

Un segno di vera carità era ad esempio il fatto che un tempo i missionari abbandonassero la loro patria e i loro amici per andare a predicare Cristo in terre straniere, tra indicibili pericoli e fatiche. Molti di loro sono morti per malattia o per aver subìto violenze. L’ecumenismo invece lascia, anzi conferma gli uomini nel loro falso credo, abbandonandoli così all’errore e a un grande pericolo per la salvezza eterna. Questo atteggiamento è certamente più comodo rispetto a quello missionario, ma per l’appunto non è un segno di carità, bensì di accidia, indifferenza e rispetto umano. I teologi ecumenici agiscono come dei medici che lasciassero che i loro pazienti si cullino nell’illusione di stare bene, invece di curarli e informarli della loro situazione di pericolo. 

Senz’altro anche coloro che, senza loro colpa, non appartengono alla vera Chiesa si possono salvare, se seguono la loro coscienza e si sforzano di fare il bene. Dio trova in questo caso altre vie per donare loro la grazia e condurli alla salvezza. Queste persone, però, sono prive dei canali della grazia della Chiesa (in primo luogo la confessione e la comunione) e la loro falsa religione spesso li rassicura in posizioni erronee. Per esempio, i luterani insegnano che per salvarsi è sufficiente credere in Cristo: se si crede in Cristo, nessun peccato può più separarci da lui. L’islam predica la sensualità e la crudeltà: ad esempio, permette agli uomini di avere più donne, promette un paradiso fatto di piaceri dei sensi e spinge al massacro degli infedeli.