29 novembre 1905: nasce Marcel Lefebvre

Fonte: Distretto d'Italia

Marcel Lefebvre è il primo da sinistra

Durante una delle visite del loro Fondatore mons. Marcel Lefebvre, all'Abbazia di Saint Michel en Brenne, dove amava rirtirarsi per qualche giorno, le Suore hanno colto l'occasione per chiedergli di tenere alcune conferenze. Sono state raccolte sotto il titolo di «La piccola storia della mia lunga storia», da cui sono tratte le poche righe che seguono, in cui racconta i primi anni della sua lunga vita. Mons. Marcel Lefebvre morirà il 25 marzo 1991.

«Ut placeat tibi Domine Deus. È la preghiera che leggiamo all'Offertorio. Ti offriamo questo sacrificio in unione con il Tuo, affinché Ti sia gradito. Ut placeat tibi Domine Deus. I miei ottanta o ottantadue anni di vita cosciente - perché non parlo troppo degli anni dell'infanzia, della prima infanzia - mi hanno insegnato giustamente a seguire la Provvidenza, a cercare nelle circostanze, negli avvenimenti della vita, qual è la volontà del buon Dio per cercare di seguirla.

Abbiamo passato alcuni anni di vita serena in famiglia con dei buoni genitori cristiani, profondamente cristiani. È vero che la chiesa parrocchiale non era lontana: cinque minuti a piedi. Ogni mattina i miei genitori vi si recavano presto per fare la comunione e assistere alla Messa quando potevano. In quel tempo, in parrocchia, ogni quarto d'ora un sacerdote distribuiva la Comunione, dalle cinque e un quarto del mattino fino alle nove, credo. Era un'abitudine di quel tempo perché molte persone si recavano al lavoro e non avevano il tempo di restare per la Messa. Arrivando dunque in chiesa qualche minuto prima del quarto d'ora, si era sicuri di poter fare la comunione. Alcuni minuti per prepararsi, alcuni minuti per il ringraziamento, e si partiva per il lavoro. Di solito i miei genitori assistevano alla santa Messa o andavano almeno a fare la comunione.

Osservando le leggi del buon Dio, cominciarono ad avere cinque figli, anno dopo anno, poi altri tre figli più tardi. I primi nacquero nel 1903, 1904, 1905 (René nel 1903; Jeanne nel 1904 e Marcel nel 1905); poi nel 1907 mia sorella Marie Gabriel, nel 1908 mia sorella Marie Christiane, e nel 1914 proprio alla vigilia della guerra, Joseph. Poi gli altri due dopo la guerra.

L'ambiente della vita nel nord della Francia era un ambiente di lavoro. È il lavoro in fabbrica che regola tutto. Ognuno vi si reca; padrone, impiegato, operaio; uno alle sei di mattino, l'altro alle sette e mezzo. L'operaio resta all'opera fino al suono della campana e il padrone, a volte, sino alle nove di sera Ed è così ogni giorno, tutti i giorni. [...]

Abbiamo vissuto così, tranquillamente, Avevamo una buona scuola a cinque minuti da casa nostra; una buona istituzione: le Orsoline, anche loro vicinissime. Le femminucce andavano da loro, i maschietti al collegio ed anche lì c'era una vita regolare.

Alle 8.00 partivamo: avevamo per grazia di Dio due buone persone che aiutavano la mamma ad occuparsi dei bambini. Prima di partire ci dicevano: Non hai dimenticato nulla? Hai messo il fazzoletto in tasca, non hai dimenticato di prendere la merenda? Hai dimenticato questo o quello?... Ci davano un bel bacio e aggiungevano: Va', arrivederci, fa' attenzione, cammina sul marciapiede! Si puo dire che eravamo attorniati dall'affetto di tre mamme. Siamo stati dei bambini felici a quei tempi.

Venne poi la guerra. Fu una cosa spaventosa la guerra come quella del 1914-18! Spaventosa! [...] Papà partì e restammo lì durante la guerra: quattro anni di occupazione [...]. Era veramente la privazione e la miseria, la grande miseria! E poi le perquisizioni. I tedeschi scoprirono in fabbrica delle scorte di lana che avevamo murato all'interno delle cantine, per impedire che fossero requisite. Sistematicamente bucarono tutti i muri di tutte le fabbriche, in tutte le cantine, ogni tre quattro metri per vedere se non c'erano dei nascondigli di lana... Ne scoprirono da noi e mia madre fu imprigionata per diverse settimane Non mi ricordo bene, se più mesi o più settimane, comunque fu imprigionata per questo.

Lasciò i suoi figli nelle mani delle sue domestiche che erano molto gentili, ma comunque tutto questo creò molte tensioni. Così ella contrasse una decalcificazione della colonna vertebrale, tanto che alla fine della gurra dovette essere ingessata. Per anni, la vedo ancora, rimase sdraiata nel soggiorno di casa, in seguito alle sofferernze e alle privazioni della guerra [...].

Allora, vedete, tutto ciò ha segnato la nostra infanzia. Anche se si hanno solo nove, dieci o undici anni, le immagini rimangono scolpite nella memoria [...].