Andrea Giacobazzi: sommario introduttivo alle tre conferenze

Fonte: Distretto d'Italia

Qui di seguito una introduzione completa alle tre conferenze.

La domanda fondamentale dell’uomo, l’abisso che lo separa dalla sua ultima meta, è tale da trovare valida soluzione solo attraverso la risposta cristiana. Una risposta che è vera proprio perché non segue semplicemente la domanda, ma la precede ontologicamente e causalmente; perché non è la mera soluzione a un’esigenza, ma il fondamento realissimo delle ragioni dell’esigenza stessa.

Il fondo della questione è stato ben colto dal Padre R. Plus nella sua opera Dio in noi, dove dice: «Se Dio si fosse appagato di offrirci una formula per pagare il debito, un comandamento da osservare, non avremmo capito. Gli ebrei, nell’Antico Testamento, avevano le Tavole della Legge. Una carta è poco per attrarre gli uomini e la storia d’Israele è la storia dei continui oblii e dei rinnegamenti, rinnovati senza interruzione. La formula finirà di essere una mera formula e il comandamento cesserà di essere un semplice comandamento. La parola prenderà corpo e invece di operare secondo le norme scritte su di un pezzo di carta, agirà seguendo le orme di un Uomo».

Tutto sta dunque nel mettersi di fronte a questa risposta, a questo grande ordine che è lo sviluppo e il compimento della rivelazione cristiana: una magnifica disposizione di fatti, che si è miracolosamente realizzata davanti ai nostri occhi, includendo in sé ulteriori (numerosi) miracoli, da quelli di Cristo stesso ad altri, che proseguono fino ai giorni nostri. I “meccanismi” di questo grande ordine sono così perfetti e chiari da sembrare gli ingranaggi di un orologio di precisione che, al momento opportuno, ha fatto scoccare l’ora del Messia.

Tanto sono immense la verità e la chiarezza proprie del Cristianesimo, quanto è profondo l’abisso di errore e di tenebre che si incontra rifiutandolo. Questa contrapposizione viene sviluppata così:

1. Il grande ordine, ovvero il grande miracolo intellettuale derivato dall'avveramento delle antiche profezie, promesse e figure (e dal compimento dell’aspettazione messianica tra i pagani), tramite l’esplicitazione degli elementi trinitari nell’Antico Testamento (con un passaggio sulla questione inerente il dibattito sulle “tracce trinitarie” nella Cabala), i fatti connessi alla vita pubblica di Gesù (al punto da poter sostenere che “se non valessero le testimonianze della Resurrezione, nessun fatto storico dell’antichità sarebbe ricostruibile”), e le vicende cristiane dei primi secoli dopo Cristo, fino al verificarsi della “fine dei Templi”.

2. Il grande disordine, con un breve e non esaustivo excursus sulla complessità politica del Vicino Oriente nella prima metà del ‘900 e su alcuni episodi successivi. Seppur ricorrendo solo a qualche esempio, si vedrà come la negazione del vero Messia in seno al giudaismo abbia determinato un fallace messianismo surrogato (spesso politico). D’altro canto, sebbene sotto una distinta angolatura, il rifiuto islamico del compimento profetico in Gesù portò ad un nuovo apparato profetico, con le ben note conseguenze.

Per guardare a queste dinamiche si ricorrerà anche al supporto filosofico di G. Thibon, prendendo spunto da alcune riflessioni - valide ben oltre la portata di questo intervento - che mettiamo a chiusura di questa sinossi:

«Da che cosa potrò riconoscere la falsità di quella passione o di quell’ideale? Da questo: dalla contraddizione (apparente, come vedremo) che risiede in loro, dalla loro incredibile facilità a tramutarsi nella passione o nell’ideale contrari. Riconosco un idolo dal fatto che è gravido dell’idolo opposto e che lo partorisce morendo».

«In fondo, due eccessi nemici che si succedono non sono altro che i due episodi di una guerra unica contro l’Unità, e diciamolo, contro Dio. Gli idoli si odiano, certo, ma il loro odio reciproco è soltanto il riflesso del loro odio comune».

«Quando vedo due fratelli snaturati farsi guerra, la mia tristezza non si ferma a quei miserabili, ma risale al Padre comune, che prima di battersi hanno dovuto rinnegare».