Inizia il sacro tempo dell'Avvento

Fonte: Distretto d'Italia

Domenica 1° dicembre inizia il sacro tempo dell'Avvento: l'odierna stazione nella basilica di Santa Maria Maggiore sembra quasi additare ai fedeli lo scopo e il vero termine di questo periodo di preparazione e di preghiera: è là che ci attende il Prasepe Domini, la culla del Verbo incarnato, che è insieme il trono e la cattedra da cui Egli tiene le sue prime lezioni evangeliche sull'ubbidienza, la povertà e la mortificazione dei sensi, condannando la superbia, la sensualità e il fallace fasto del mondo.

Da molti secoli la Chiesa romana consacra alla celebrazione dell'Avvento quattro settimane. È vero che i Sacramentari Gelasiano e Gregoriano, insiema a parecchi altri antichi lezionari, ne enumerano cinque; ma le liste lezionali di Capua e di Napoli, e l'uso dei Nestoriani che conoscono solo quattro settimane di Avvento, depongono in favore dell'antichità della pura tradizione romana anche su questo punto.

A differenza della Quaresima, in cui predomina il concetto di penitenza e di lutto pel deicidio che va ormai consumandosi in Gerusalemme, lo spirito della sacra liturgia durante l'Avvento, al lieto annunzio della vicina liberazione – Evangelizo vobis gaudium magnum quod erit omni populo (Lc 2, 10) – è quello di un santo entusiasmo, d'una tenera riconoscenza e d'un intenso desiderio della venuta del Verbo di Dio in tutti i cuori dei figli di Adamo. Il nostro cuore, al pari di Abramo il quale exultavit, dice Gesù, ut videret diem meum, vidit et gavisus est (Gv 8, 56), dev'essere compreso di santo entusiasmo pel trionfo definitivo dell'umanità, la quale per mezzo dell'unione ipostatica del Cristo, viene sublimata sino al trono della Divinità.

I canti della messa, i responsori, le antifone del divin Ufficio sono perciò tutti ingemmati di Alleluia; sembra che la natura intera – come la descrive pure l'Apostolo nell'attesa della finale parusia: «expectatio enim creaturae revelationem filiorum Dei expectat (Rom 8, 19)» – si senta come esaltata dall'incarnazione del Verbo di Dio, il quale dopo tanti secoli d'attesa, viene finalmente su questa terra a dare l'ultima perfezione al capolavoro delle sue mani – Instaurare omnia in Christo (Ef 1, 10) – . La sacra liturgia durante questo tempo raccoglie dalle Scritture le espressioni più vigorose e meglio atte ad esprimere l'intenso desiderio e la gioia con la quale i santi Patriarchi, i Profeti e i giusti di tutto l'Antico Testamento hanno affrettato coi loro voti la discesa del Figlio di Dio. Noi non possiamo far di meglio che associarci ai loro pii sentimenti pregando il Verbo umanato che si degni di nascere in tutti i cuori, estendendo altresì il suo regno anche su tante regioni ove finora il suo Santo Nome non è stato annunziato, ove gli abitanti dormono tuttavia nelle tenebre ed ombre della morte.

Card. A. Ildefonso Schuster O.S.B., Liber Sacramentorum, Marietti, 1930. t. 2, p. 110