La Tradizione Cattolica, 121 (2022 n. 2)

Sommario:

Cenni sulla scuola cristiana dalle origini all’illuminismo

La voce del magistero sulla scuola: Pio XI e la Divini Illius Magistri

Il Concilio Vaticano II e la crisi della concezione tradizionale della scuola

cattolica.

Piccolo catechismo della comunione sulla mano

Domenica di Pentecoste

Note sull’attualità ecclesiastica

Vita della Tradizione

Editoriale

Concedeteci, o Signore, molti santi sacerdoti!

«Il vostro cuore non si turbi»[1]. Così Nostro Signore diceva ai suoi primi sacerdoti, poco dopo averli consacrati, la sera dell’Ultima Cena; come non turbarsi in effetti, umanamente parlando, alla vista dell’immenso campo d’azione che c’è per un sacerdote, di fronte ad un mondo intero da conquistare a Dio (o da riconquistare)? Eppure la parola del Maestro è perentoria, non c’è da turbarsi, non bisogna farlo, anche se ve ne fosse motivo. «Io ho vinto il mondo»[2], eccone la ragione.

Se c’è un’epoca in cui si ha l’impressione che Dio abbia abbandonato l’umanità, è di certo la nostra; e quanti cattolici, anche nell’ambito della Tradizione, sono tentati di fare una simile constatazione vedendo il crollo generale di tutto: della società, della Chiesa, della gioventù, delle famiglie. Nessun appiglio, solo dei deboli palliativi nell’illusione che la propria protesta, gridata su internet e scritta sulla propria pagina facebook, risolva qualcosa. Ovviamente non è così. Oppure qualche vago sogno di ritirarsi dal mondo con pochi eletti, con l’altrettanto debole illusione di non essere cercati né trovati dai padroni del mondo. Neanche questa è la soluzione.

Il sacerdozio fu lasciato da Nostro Signore su questa terra, poco prima che Egli stesso la lasciasse, per essere questa guida e questo faro che inutilmente si cercherebbe altrove; il sacerdozio che, permeando la società in epoche passate con la sana dottrina e l’esempio di una vera santità, ha creato la vera civiltà cristiana e ne ha permesso lo sviluppo non solo soprannaturale, ma anche naturale, con un reale progresso civile, politico, economico. Il nostro fondatore, Monsignor Marcel Lefebvre, affermava senza esitazione di aver visto la Santa Messa trasformare la società in Africa da tutti i punti di vista, laddove appunto il sacerdozio era presente.

Sono ridotti ad un piccolissimo gregge i sacerdoti della Tradizione, obietterà qualcuno; è ancora il segno che il Signore ci sta abbandonando.

Forse, invece, è quello che per il momento meritiamo: noi che viviamo in un mondo in cui vogliamo tutto e subito, a portata di un clic, con l’ansia di non possedere abbastanza, siamo costretti poi a fare fatica e spesso ore di viaggio per assistere ad una vera Messa cattolica e per incontrare un buon sacerdote che sia una guida per la nostra vita; alla notizia che un giovane vuole entrare in seminario, dobbiamo aspettare anni perché la sua formazione sia completa.

È giusto e doveroso, oltre che urgente, pregare il padrone della messe perché mandi nuovi operai, ma è altrettanto giusto pregare per la santificazione di coloro che già ci guidano, e che lo facciano secondo la sana dottrina e guidati unicamente dallo Spirito Santo. «Santificali nella Verità»[3], implorava ancora Gesù qualche ora prima della sua morte. Auguriamoci che si compia come il Maestro volle.


[1] Gv 14, 1.

[2] Gv 16, 33.

[3] Gv 17, 17.