La Tradizione Cattolica, 123 (2023 n. 1)

Sommario:

Editoriale 
Cattolicesimo e scisma “ortodosso”: un semplice catechismo 
Il giudice temerario 
Gabriel Garcìa Moreno 
Il Concordato tra Pio VII e Napoleone:
un accordo della Pecora col Lupo? 
Note sull’attualità ecclesiastica 
Vita delle Tradizione

Editoriale

«Solve et coagula»

Secondo una tradizione tutti i metalli sono nella terra in lenta evoluzione per arrivare allo stato metallico ideale, quello dell’oro. Si tratta di separare il catalizzatore di questa trasformazione da tutti gli elementi ai quali si è mischiato per isolarlo (solvere); poi associandolo in modo nuovo a tutti i corpi dai quali è stato prima separato lo si usa come agente attivo di un’evoluzione accelerata (coagulare) per trasformare tutto in oro. È il principio seguito dall’alchimia nella ricerca della cosiddetta «pietra filosofale»: solve et coagula.

Da Benedetto XVI a Francesco: la rottura della continuità nella rottura

Troviamo di pari passo gli uomini di Chiesa che operano oggi allo stesso modo. Dal Vaticano II i Papi hanno fatto pressione sulla «dignità ontologica della persona umana» per far crollare i tre pilastri della Chiesa cattolica la cui unità costituiva il suo bene comune: la triplice unità di fede, culto e governo, loro stessi conosciuti ed accettati nella dipendenza dell’autorità di Dio rivelante. Questo postulato della dignità immanentista1 della persona umana si è dipanato su tre grandi assi per disarticolare la Chiesa: libertà religiosa, ecumenismo e democratizzazione della Chiesa (vista inizialmente attraverso la collegialità). Dal momento che la persona umana è stata creata «ad immagine di Dio»2 , possiede come tale un «germe divino»3 essa «ha diritto alla libertà religiosa. Tale libertà consiste in questo, che tutti gli uomini devono essere immuni dalla coercizione… in modo tale che in materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la sua coscienza… Inoltre [questo sinodo Vaticano] dichiara difendono questo sedicente diritto negativo, diritto di non essere impedito sia in materia religiosa che in materia morale, ma diritto che non vorrebbe escludere l’obiettività della verità. A titolo di esempio nell’Esortazione apostolica Familiaris consortio (n°34) quest’ultimo dichiara che gli sposi cristiani «non possono guardare alla legge solo come ad un puro ideale da raggiungere in futuro, ma debbono considerarla come un comando di Cristo Signore a superare con impegno le difficoltà». Nella rottura con la Tradizione, il Concilio, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI proseguono nella continuità di voler difendere un diritto negativo, quest’ultimo Papa cercando di mostrare la continuità impossibile con la Tradizione. È lo sciogliere (solvere) i legami della Chiesa. Cosa accade dal 2013? Francesco aprendo le porte vuole coagulare di nuovo spingendo agli estremi il personalismo. Inizia con Amoris laetitia: «La coscienza delle persone dev’essere meglio coinvolta nella prassi della Chiesa in alcune situazioni che non realizzano oggettivamente la nostra concezione del matrimonio… Questa coscienza può riconoscere non solo che una situazione non risponde obiettivamente alla proposta generale del Vangelo». Ma «può anche riconoscere con sincerità e onestà ciò che per il momento è la risposta generosa che si può offrire a Dio, e scoprire con una certa sicurezza morale che quella è la donazione che Dio stesso sta richiedendo»4 . Quindi due adulteri che vivono more uxorio presentano «la donazione che Dio stesso sta richiedendo». Non c’è più il «comando» di cessare quest’adulterio come diceva il Papa polacco ma anzi il loro stesso vivere in peccato è la «donazione» che Dio chiede, potremmo dire il loro offertorio! Da un diritto negativo a non essere impedito siamo passati a un diritto positivo di vivere nel peccato, ma sempre nel nome della libertà.

Potremmo proseguire parlando della dichiarazione di Abou Dhabi per arrivare al Sinodo sulla Sinodalità. Ma lo spazio ci manca5 .

Come concludere? Non illudiamoci di arrivare un giorno al fondo del precipizio perché la Rivoluzione non si ferma mai: «La Rivoluzione nella Chiesa è una rivoluzione permanente» affermava Piccolo Tigre, membro dell’Alta Vendita, ripreso più di un secolo dopo da Trotsky6 . Effettivamente è demoniaca e il demonio odia tutto ciò che esiste, anche le cose più corrotte, fino a se stesso, perché la sua esistenza è pur sempre un dono di Dio. Il suo odio non può sopportare neanche l’esistenza di una cosa qualsiasi. Il punto di arrivo attraverso un’infinita di solve et coagula lo metterà solamente Dio al momento del suo ritorno glorioso, quando sarà completato il numero degli Eletti, perché tutto serve per il bene per chi ama Dio, anche il solve et coagula. «Dios no muere!» diceva Garcia Moreno ai suoi assassini massoni.

Ad Jesum per Mariam, ad maiorem Dei gloriam.

Don Ludovico Sentagne

  • 1Il che significa che il postulato di questa dignità implica la confusione tra natura e grazia.
  • 2Vaticano II, costituzione pastorale Gaudium et Spes, n°12, 3 e n°17; Giovanni Paolo II, Enciclica Redemptor hominis, n°13 e Enciclica Evangelium vitae n°7 e 84.
  • 3Vaticano II, costituzione pastorale Gaudium et spes, n°2.
  • 4Papa Francesco, Esortazione apostolica Amoris laetitia del 19 marzo 2016, n°303.
  • 5Rimandiamo i nostri lettori all’ultimo Courrier de Rome di gennaio 2023 (n°660) del quale speriamo a breve proporvi la lettura (https://www.courrierderome.org/).
  • 6Ibid Pour qu’Il règne, p.260-261.