La Tradizione Cattolica, n° 118 (2021 n. 3)

Sommario:

Editoriale

Lettera del Superiore Generale della FSSPX

Omelia del 25° anniversario di sacerdozio

La Creazione e l’uomo

Inumazione e cremazione

Modesti, quindi cattolici

Recensioni- Edizioni Piane

Vos estis lux mundi (Mons. Lefebvre)

Note sull’attualità ecclesiastica

Vita della Tradizione

Orari S. Messe del Distretto

Editoriale

Veritas o Libertas?
Il 6 agosto di quest’anno ricorre l’ottavo centenario del passaggio alla gloria celeste di un grande fondatore: san Domenico di Guzman. A questo catalano dobbiamo la predicazione nel sud del regno di Francia, predicazione orientata alla conversione dei catari. Ma soprattutto gli siamo grati per la fondazione di una grande famiglia religiosa dalla quale sono usciti, a solo titolo di esempio: santa Caterina da Siena, grande pacificatrice dell’Italia e protettrice del papato e san Pio V, riformatore del Sacrificio di Nostro Signore (e non creatore di un nuovo rito), anima della vittoria di Lepanto… Senza san Domenico e il suo amore per lo studio della Verità da trasmettere alle anime, chi ci avrebbe dato il dottore comune, san Tommaso D’Aquino?

Sullo stemma del suo ordine leggiamo la parola: Veritas. Per san Domenico non era una parola vana come per Pilato, ma questa verità intellettuale, che cercava di studiare, portava alla conoscenza della Verità eterna, il Verbo di Dio, la Seconda Persona della Santissima Trinità incarnata e crocifissa per noi. Il grande fondatore piangeva spesso celebrando il santo Sacrificio. «Perché quante volte si celebra la commemorazione di questo sacrificio, altrettante si compie l’opera della nostra redenzione»1 .

Ritorneremo nel prossimo numero sulla vita di questo grande santo, ma vorremmo fermarci per questa volta su una massima che caratterizza il suo ordine.

Questo carattere focoso, figlio dei cavalieri della Riconquista, ha messo tutte le sue energie al servizio del Re dei Re come faranno dopo di lui santa Teresa d’Avila e sant’Ignazio di Loyola. Egli andava ripetendo: «Che ne sarà dei poveri peccatori?». La sua risposta è questa massima:

Contemplari et contemplata aliis tradere. Contemplari: è nella natura dell’uomo esercitare le sue più alte facoltà, intelligenza e volontà. «Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta»2 . Il mondo sensibile è ciò che l’uomo condivide con gli animali ed è necessario che utilizzi le sue facoltà sensibili per arrivare alla conoscenza della verità; ma egli è creato per vedere Dio faccia a faccia nel lumen gloriæ, la luce di gloria. Quindi contemplare la Verità è già iniziare la vita dell’Eternità.

Tuttavia, ci spiega san Tommaso nella Somma Teologica: «Come infatti illuminare è più che risplendere soltanto, così comunicare agli altri le verità contemplate è più che contemplare soltanto»3 . San Domenico che piangeva di amore nel celebrare la santa Messa gridava anche: «Che ne sarà dei poveri peccatori?».

È tutto il contrario dell’individualismo odierno. È il fuoco della carità che consuma il cuore dei santi: questo bene che contemplano ed amano, la Santissima Trinità, essi desiderano comunicarLo agli altri affinché possano entrare come membra viventi nel corpo mistico di Gesù Cristo, la Chiesa cattolica e romana.

Veritas aut Libertas?
Dopo l’ultimo motu proprio Traditionis custodes, sentiamo tanti chiedere la celebrazione della Messa tradizionale nel nome della libertà, del “rispetto” perché «ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso»4 .

Tanti sanno che il nuovo rito non va bene, e ne vedono le conseguenze, ma non hanno il coraggio di dirlo per non farsi nemicidell’autorità. E così fanno dei compromessi per avere la “libertà”, a danno della verità. La libertà di scelta può esistere solo fra due beni, ma non fra il bene e il male.

Per difendere la verità, l’errore non può essere taciuto, deve essere denunciato. Lasciare correre il male è sempre a scapito del bene. Tutti quelli che furono dichiarati Padri o Dottori della Chiesa, lo furono perché hanno difeso la verità condannando gli errori della loro epoca.

Oggi, con la pubblicazione del motu proprio, per ogni sacerdote o fedele, amante della Chiesa, è data la possibilità di manifestare pubblicamente la fede, e dare l’occasione di una testimonianza che può aprire li occhi a molti smarriti in questa crisi.

Problema di verità o di libertà? «Ama et fac quod vis» dice san Agostino. Ama e fa’ ciò che vuoi, perché allora, per amore, vorrai fare solamente la Volontà dell’Essere amato: vivrai nella verità dell’amore e quindi sarai veramente libero, della libertà dei figli di Dio, fratelli di Colui che ha detto di se stesso: «Io sono la Via, la Verità e la Vita».

Don Ludovico Sentagne

  • 1Secreta della IX domenica dopo Pentecoste.
  • 2Lc X,42.
  • 3II-II q. 188 a. 6.
  • 4Lettera ai Vescovi in occasione della pubblicazione del motu proprio Summorum Pontificum, Bendetto XVI, 7 luglio 2007.