La lezione del Buon Ladrone

Fonte: Distretto d'Italia

Due uomini sono crocifissi accanto a Gesù: uno si salva l'altro si danna. Uno t'insegna a non disperare mai della tua salvezza, l'altro a non presumere mai della tua salvezza

La tradizione vuole che il Buon Ladrone si chiamasse Disma. Sant'Anselmo racconta la sua storia, non come autentica, ma come leggenda accreditata. Nel racconto di Sant'Anselmo, Disma viveva in una foresta al tempo della fuga in Egitto. Era figlio di un capo di briganti, che vivevano in banda in quel luogo svaligiando i viaggiatori. Appare la Sacra Famiglia. Quando vede l'uomo, la donna e il bambino, Disma si prepara ad attaccarli ma, avvicinatosi, viene colto da un rispetto tenero ed affettuoso; offre allora ospitalità ai viaggiatori, dona loro quant'era necessario, colma di carezze il bambino. Maria lo ringrazia e gli promette una grande ricompensa.

Gesù Cristo morente mantenne la promessa di sua Madre. Disma fu compensato sulla croce per la condotta che aveva tenuta nella foresta.

Qualunque cosa si pensi della leggenda raccontata da sant'Anselmo, il Buon Ladrone è una delle più singolari figure della storia dei Santi. Ladro e assassino, è canonizzato dalle labbra di Gesù Cristo. È posto alla destra del Figlio: di là, rappresenta tutti gli eletti.

Il Calvario raffigura il Giudizio finale. Dunque il Buon Ladrone è l'immagine del popolo predestinato. Operaio dell'ultima ora, gode della magnificenza di Colui che invoca e adora. Riconosce il Crocefisso, suo vicino, quale giudice dei vivi e dei morti. E il Crocifisso gli risponde.

Secondo il Padre Ventura, i due Ladroni impartiscono agli uomini due lezioni capitali. Il Buon Ladrone, carico di delitti e armato solo di un pentimento molto recente, dice al genere umano: «Non disperare mai».

Il cattivo ladrone, in condizioni apparentemente uguali, muore accanto a Gesù e dice al genere umano: «Non fidare nella tua presunzione».

 

Tratto da Ernest Hello, Fisionomie di Santi, Fògola Editore, Torino 1977, p. 113